Nel Paese delle meraviglie artistiche, qual è la nostra Italia, sarebbe forse un controsenso parlare di musei, essendo ben noto che tutta quanta la penisola sia un Museo all’aperto…
E, personalmente mi piace anche pensare che questo grande Museo abbia al suo interno innumerevoli stanze: più di cinquemila.
Tanti e più, forse, sono infatti i musei riconosciuti in Italia.Tra questi, vi è anche il Nostro Museo Diocesano di Ugento, nato nel 2005 sotto la direzione di don Giuseppe Indino coadiuvato dai giovani dell’associazione “Domus Dei”, che da allora gradualmente sta divenendo un punto di riferimento della storia artistico-culturale della nostra Chiesa in particolare.
Dico un punto e non il, perché in effetti, più che essere un contenitore d’arte, così come probabilmente la stragrande maggioranza delle persone intende oggi il termine museo, il nostro è particolarmente suggestivo già solo per la storia dell’edificio che lo ospita oltre che per le ricchezze contenutevi.
Si tratta infatti delle stanze sotterranee della cattedrale che fungevano da ossari. Ciò che potrebbe sembrare macabro ad una prima considerazione, riflettendo in un secondo momento risulterebbe essere il luogo più indovinato perché offre una riflessione profonda sul sentimento che suscita la contemplazione di un monumento, di una tela, una scultura:
far “ri-vivere” allo spettatore il suo tempo. Come nel passo di Ezechiele 37,1-14 in cui Dio chiede al profeta: “Figlio dell’uomo potranno queste ossa rivivere?” questi ambienti fanno rivivere e conoscere la storia di questa chiesa diocesana attraverso i dipinti, le sculture lignee, paramenti episcopali, vasi e suppellettili sacre che ricoprono un tempo storico artistico che va dal 1400 al 1900, e passano ovviamente per un periodo rigoglioso per l’arte leccese qual è il barocco. Creazioni di manifattura napoletana oltre che leccese (si vedano gli abiti liturgici) che vedono coinvolti pittori come Donato Antonio D’Orlando e Onofrio Messina o argentieri quali Carlo Schisano e Andrea De Blasio.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché visitare il Museo diocesano ugentino. Per un semplice motivo: perché nel museo il visitatore non troverà una seconda volta, ciò che ha già ammirato la prima volta che vi è entrato. È un museo in continua trasformazione e rinnovamento.
Come nella visione di Ezechiele le ossa ritornano ognuna legata al suo corrispondente, crescono i nervi e la carne e su questa la pelle, così il nostro museo si sviluppa e cresce nelle varie iniziative culturali e nelle diverse mostre tematiche che si succedono durante l’anno, coinvolgendo tipologie di pubblico, dagli adulti ai bambini, dai cultori ai turisti, dagli storici agli artisti, cercando, attraverso varie tecniche di approccio con le opere, di rendere protagonisti e non solo spettatori tutti coloro che lo visiteranno, affinché la conoscenza, la stima e la comprensione dell’arte siano alla portata di tutti e si sviluppi sempre più la cultura della meraviglia del nostro Paese.
Don Gianluigi Marzo
Direttore Museo Diocesano di Ugento